L’adozione è oggi reputata un efficace strumento di ricostruzione familiare nella quale convergono e trovano soluzione due problematiche complementari: quella di una famiglia di avere un figlio e quella di un figlio di avere una famiglia.
Se un tempo l’allevare bambini abbandonati era considerato un atto di beneficenza scevro da doveri pubblici e privati, oggi si è affermata la preminenza dell’interesse del minore e la necessità di tutelare i suoi diritti e i suoi bisogni.
Tale cambiamento di prospettiva è dovuto alla maggiore attenzione ai diritti del minore che ha caratterizzato il nostro secolo e all’enfasi che gli studi psicologici hanno posto sul bisogno del minore quale persona che necessita continuità di rapporti, senso di protezione e certezza di far parte di un nucleo familiare valido e stabile.
I cambiamenti culturali che hanno interessato la nostra società negli ultimi anni, hanno portato a una ridefinizione del concetto di famiglia e del ruolo femminile e maschile. la famiglia si è così allontanata sempre di più dal modello tradizionale, mentre sono andate aumentando le forme familiari alternative, quali le famiglie adottive e monogenitoriali, nonchè il numero delle persone separate e divorziate.
Nella nostra società esiste una forte pressione per le coppie sposate ad avere figli: la procreazione assume infatti un ruolo importante a livello individuale e sociale e il concetto di famiglia continua a prevedere almeno un figlio. Non è difficile immaginare come la sterilità possa rappresentare per molte coppie un grave problema, non solo a causa dei luoghi comuni, ma anche per la frustrazione, la depressione e il senso di inferiorità che può generare.
L’adozione si configura allora per tali coppie come un’alternativa che dà la possibilità di realizzarsi come genitori: a differenza della procreazione, l’adozione, come dice l’etimologia stessa (dal latino optare=scegliere) è sempre frutto di una decisione e di una scelta consapevole.
Nel periodo che prevede l’arrivo del bambino in famiglia è naturale che i genitori sviluppino delle fantasie sul suo conto: come per i genitori naturali, anche quelli adottivi l’immagine del figlio atteso rispecchia il loro passato e la loro storia personale. Spesso però si crea un’immagine conforme più alle aspettative che alla realtà. Talvolta infatti accade che il bambino, che è estremamente bisognoso d’affetto, sviluppi la tendenza ad adeguarsi all’immagine e alle aspettative dei nuovi genitori, a scapito dello sviluppo della sua personalità e delle sue inclinazioni naturali.
Il momento dell’incontro è particolarmente delicato. All’estraneità rewciproca iniziale che sia i genitori che il bambino provano si aggiunge il fatto che a volte l’adozione è vissuta diversamente dai due coniugi ed è stata intrapresa essenzialmente per permettere la realizzazione dellla donna come madre. Molti dei problemi che si riscontrano nell’adozione derivano dall’incapacità dei coniugi di elaborare e risolvere il problema della sterilità. Se con l’ìadozione la coppia cerca inconsapevolmente di riparare un evento sentito come fallimento personale, possono intervenire difficoltà nello svolgimento del ruolo genitoriale e nell’accettazione del dolore e delle problematiche che il minore porta con se. In tutte le famiglie l’arrivo di un fiuglio rappresenta un’importante tappa evolutiva che implica l’alterazione dei modelli di vita precedenti e notevoli cambiamneti personali, coniugali e sociali. Tale processo è ancora più complesso per i genitori adottivi perchè essi sitrovano a dovrer fronteggiare tensioni e conflitti di più ampia portata e perchè il loro passaggio alla genitorialità è più brusco ed improvviso. Inoltre lo stato parentale non è garantito dall’arrivo del bambino che può essere loro tolto se il periodo di affidamento preadottivo non dà buoni risultati.
Se i genitori non riescono ad accettare il passato del bambino e non superano le proprie ansie, non saranno mai in grado di vedere il bambino nella sua realtà e di prendere coscienza dei suoi bisogni. Dovrebbero invece impegnarsi nel difficile compito di dare al bambino una presenza costante ma non opprimente, di proteggerlo ma nello stesso tempo di stimolarlo all’autonomia e allo sviluppo di relazioni anche esterne alla famiglia, di sollecitare il confronto e la comunicazione con il figlio nel rispetto della sua intimità e della privacy dei suoi sentimenti. La realizzazione di tali obiettivi non richiede particolari tecniche nè doti eccezionali, ma risiede nella capacità di comprendere le peculiarità e le esigenze del mondo infantile, nella volontà di mettersi in discussione e nella consapevolezza che i bambini, anche se neonati, sono persone in tutto e per tutto, dotate di sentimenti, di vissuti e di ricordi.
La psicoterapia dà a i genitori gli strumenti idonei a far si che tutto questo venga poi concretizzato in un percorso di supporto psicologico nel loro nuovo ruolo genitoriale.
Come vive tutto ciò il bambino adottato.