Gentilissima Dottoressa,
la ringrazio per la sua cortese risposta.
Purtroppo non so se il suo suggerimento sarà praticabile, perchè come accenno nella mia precedente, mio fratello a tratti dà l'impressione che "si crogioli" nel suo malessere, nel senso che, pur soffrendo lui per primo (e veramente, e profondamente: l'ho visto spesso prostrato in modo tale che mi ha sconvolta, intenerita, annientata...), tutto sommato, sicuramente inconsciamente, sa bene che questo suo malessere è "alibi" perchè tutto gli sia dovuto, perchè tutti siano a sua disposizione 24h/24, perchè gli venga data ragione sempre e comunque, perchè vengano assecondati i suoi CONTINUI e repentini cambi di opinione su tutto e su tutti, ecc ecc...
Quanto ipotizzo sopra, unito alla sua ansia, rancore, diffidenza, "arroganza", fa si che ormai vedo molto difficile che si affidi con un po' di fiducia ad un terapeuta per intraprendere un percorso articolato (e sicuramente relativamente lungo) di itrospezione, di scardinamento graduale del suo modo di pensare, di rimessa in discussione del suo meccanismo di ruminazione CONTINUA, ormai incancrenito...
Non so veramente cosa poter fare per aiutarlo, anche perchè ho visto che essere a sua completa disposizione con pazienza infinita per 24h/24, non basta e non serve....anzi, sta facendo ammlare anche me.
Inutile constatare che lui ha OGGETTIVAMENTE una vita piana, pacata, serena, senza scossoni di sorta: un lavoro molto, molto più che tranquillo, nessuna preoccupazione economica, genitori ancora vivi e lucidi, ancorchè molto anziani, una famiglia a sua completa disposizione, una compagna paziente ed amorevole (fino a quando resisterà) che cerca di assecondarlo in tutto, una routine senza nessunissimo imprevisto (non ha neppure l'incombenza di pagarsi una bolletta), e potrei continuare...
Tutto inutile: lui rimugina, rimugina continuamente, sta male per situazioni assolutamente banali che non dovrebbe quasi notare; vede affronti, provocazioni, nemici ovunque.
Se un giorno non accade nulla che gli dia fastidio, va a riesumare episodi vecchi di decenni e rimugina su quelli, oppure, se tutto manca, tira fuori il suo "jolly": il lavoro infame, popolato da infami (mi creda, Dottoressa: NON - E' - COSI': come dico sopra ha un lavoro che definire sereno è un eufemismo e dei colleghi mediamente molto più che comprensivi).
(d'altronde il lavoro è l'unico suo "contatto" con il mondo esterno: tutti gli amici ed i conoscenti che negli anni ha avuto si son persi ovviamente per strada....i colleghi sono l'unica finestra che gli è rimasta, e quelli soltanto possono essere i "cattivi", adesso..)
Rimugina su quello e sta male anche tutto il fine settimana, pensando che il lunedì mattina deve tornare in ufficio (il medico di famiglia più volte gli ha proposto di prendere qualche giorno di riposo per allentare l'ansia; lui inizialmente aderisce, poi cambia idea e non usufruisce del certificato...)
Ha abbandonato tutti i suoi interessi che prima un minimo lo distraevano (corsi di lingue straniere, volontariato, ...): distrazioni che, mi corregga se sbaglio, sono vere e proprie TERAPIE, in casi di ansia così marcati.
So bene che questo stato di cose oggettivamente idilliaco non sarà eterno.
Ad esempio, ahinoi, prima o poi dovremo affrontare dei lutti, come è nella natura delle cose...
Ed io sto già male da adesso a pensare a come faremo ad uscirne, visto che adesso, che tutto va bene, lui non si dà e non mi dà pace....
Adesso che potremmo essere tranquilli, adesso che potremmo essere felici...
Come mi muovo, dottoressa?
Cosa posso fare?
Mi sento impotente, spalle al muro, schicciata da qualcosa di ingestibile.
Mi allontano un po' (dovrei mettere dei "paletti" alle sue continue - anche 20-30 al giorno - telefonate, mails, sfoghi, richieste di pareri sempre uguali, come sorte di mantra, richieste di disbrigo di pratiche anche banali per suo conto...), mettendomi in salvo, anche e soprattutto per il bene della mia bambina, cui sto proponendo un modello di mamma cupa, preoccupata, in costante allarme?
E come gestisco i miei sensi di colpa - verso di lui, verso i miei genitori cui ricadrebbe in esclusiva questa situaizone - una volta eventualmente riuscissi ad allontanarmi un po'?
Grazie ancora per questa opportunità di dialogo.