Buonasera dottoressa,
mi presento: sono Anna, ho 35 anni; ho un partner da 13 anni, viviamo insieme da 3. Sono sempre stata, dall'età di 21 anni, un soggetto ansioso/ipocondriaco, credo a causa di vicende personali e della morte di mia nonna che mi ha traumatizzato. I miei primi attacchi di panico furono davvero angoscianti ma pian piano ho imparato da sola a gestirli. Tra alti e bassi, in questi anni sono comunque riuscita a laurearmi, a lavorare all'estero e anche a frequentare palestra, piscina e a intraprendere una dieta controllata. L'estate scorsa ero in piena forma: mentale e fisica, in più svolgevo un lavoro sottopagato che però mi piaceva, a differenza di quello attuale che ho accettato a Marzo 2014 solo per convenienza ma che non mi piace affatto. In breve, a fine Aprile 2014, ho cominciato a star male: influenza con febbre altissima che non passava, dopo 4 giorni decido da sola, con pareri contrari di suocero e fidanzato, di andare all'ospedale, diagnosi: polmonite...dunque 10 giorni di ospedale; ecco, da lì è iniziato l'inferno. Dopo il ricovero e le dimissioni ho speso circa 600euro tra esami del sangue, otorinolaringoiatra, cardiologo, raggi ai polmoni, pneumologo e ecografia addominale; il tutto concentrato nei mesi di maggio, giugno e luglio. La mia più grande frustrazione è quella per cui ogni specialista mi ha trovato una piccola cosa; cose innocue, dicono loro...ma che a me causano forte stress e rabbia,; il mio pensiero fisso è la nostalgia per la primavera/estate 2013... in cui ero serenissima, e ora mi sento un rottame. Ho bisogno di un aiuto concreto, la prego, mi risponda... non posso continuare sempre con termometro alla mano, monitorando i battiti cardiaci 30 volte al giorno e andando di farmacia in farmacia a misurare la pressione! A presto,
Anna