Salve Angela, la storia che ci racconta purtroppo è esemplificativa di ciò che accade quando ogni singolo professionista lavora a senso unico senza avere l'umiltà e la professionalità di accettare il fatto che ognuno di noi ha una specifica competenza e che lavorare in rete è sicuramente fonte di arrichimento e completezza, nonchè garanzia di risposta più adeguata al paziente. Ciò che accade invece purtroppo spesso, ai danni del paziente stesso, è che si vuole dimostrare la propria superiorità, screditando il lavoro del collega. A mio avviso qui hanno sbagliato entrambi i professionisti ma in special modo lo psicologo.
Gli attacchi di panico sono un disturbo molto diffuso ma che fortunatamente si curano e si risolvono. Spesso è necessario un lavoro in equipe tra lo psicoterapeuta e lo psichiatra.
Ora lei ha paura.. e giustamente dico io! La paura è una conseguenza di ciò che ha vissuto. Di chi e a chi affidarsi ora?
Gli attacchi di panico giungono all’improvviso ed inaspettatamente e questo li rende ancora più temibili.
La maggior preoccupazione delle persone che ne soffrono è come poter prevedere un attacco di panico, quando questo si ripeterà di nuovo, unita alla paura di poter perdere il controllo. Ma cosa fare?
Nella mia esperienza clinica mi è capitato tantissime volte di sentirmi dire dai miei pazienti “Non devo avere il panico” ma tutte le volte il panico aumenta.
Più si riflette in questi termini e più si perde il controllo sul panico.
“Dov’è il panico? Dove ha origine?” Questo è il genere di domande più utili. Ha origine nell’ansia ed imparare a riconoscerlo e ad accettarlo aiuta anche a controllarlo. Accoglierlo e gestirlo senza avere paura dei significati che ci sono dietro. Il panico (come tutti i sintomi psicosomatici) serve per esprimere la nostra emotività ed interiorità. E più prevale il tentativo di controllarlo razionalmente, più aumenta la frequenza e l’intensità. Il panico è legato alle pulsioni emozionali e non alla ragione ed alla razionalità. La razionalità, in questo caso porta fuori strada.
Bisogna imparare ad entrare in sintonia con noi stessi. Predisporsi ad ascoltare ciò che c’è dentro di noi, compresi soprattutto i nostri sintomi. Il sintomo è un segnale, un campanello d’allarme e per questo non deve spaventare, arriva perché manifesta un lato di noi che non stiamo esprimendo. Bisogna riuscire a lasciare libera la mente di poter cogliere le nostre emozioni. Rispettare i nostri desideri, le nostre ansie, le nostre paure, le nostre passioni, ecc. Scoprire i nostri stati d’animo anche se e quando sono contrastanti o ci spaventano, soltanto così possiamo liberare le nostre reali esigenze e desideri.
Il benessere dipende proprio dal rapporto che abbiamo con noi stessi, dobbiamo imparare a “sintonizzarci” con le nostre emozioni, ascoltando ciò che c’è dentro di noi nel momento in cui arriva il sintomo. Tutto questo è legato alle nostre aree primordiali, emozionali, primitive.
Spero di esserle stata di aiuto, per qualunque altra cosa, resto comunque a sua disposizione,
dott.ssa Elisa Caponetti