Quando due coniugi decidono di separarsi, anche in casi di separazione consensuale, è molto frequente la contesa dei figli: questo succede perchè, consapevolmente o meno, i coniugi cercano conferme alla loro identità genitoriale. A maggior ragione laddove esistono alti livelli di conflittualità coniugale questa contesa va ad incidere molto negativamente sullo sviluppo della personalità dei bambini poichè i figli diventano il mezzo per dimostrare all’altro “io sono migliore di te”, “la colpa è tua se…”, “io sono il buono tu sei il cattivo”, e così via. L’affidamento dei figli si traduce allora in uno strumento di ricatto emotivo, un modo per ferire l’altro. I figli tra l’altro desiderano mantere il legame con entrambe i genitori, e questo diventa ulteriore motivo di tensione tra i coniugi.
Il sistema familiare così si blocca dal punto di vista evolutivo: il conflitto coniugale si protrae, svolgendo una funzione quasi di protezione dalle angosce di separazione, le ripercussioni psicologiche sui minori sono notevoli.
Si parla in tal caso di abuso psicologico ai minori in quanto viene a mancare tutto un sistema di cura e tutela delle loro individualità.
Due sono le categorie principali entro cui collocare gli aiuti alle famiglie nel processo di separazione:
-interventi di sostegno
-interventi di valutazione e di controllo
Negli interventi di sostegno rientra un supporto psicologico con la psicoterapia, mentre negli interventi di valutazione e controllo sociale rientrano invece gli spazi d’incontro tra genitori e figli.
Dunque è proprio nel percorso di psicoterapia che si può cercare di introdurre almeno un po’ di speranza e di fiducia nel legame, e questo è il compito delicatissimo dello psicoterapeuta. Non sempre si riesce nell’impresa, ma occorre provarci in ogni caso.