La psicoterapia individuale è rivolta a persone che hanno problematiche di vario genere, non necessariamente sofferenti, dal punto di vista psicologico, di patologie gravi.
Un percorso terapeutico difatti, può aiutare chiunque si trovi in una particolare fase della vita in cui sussistono problemi legati al rapporto con gli altri, sul lavoro, disagio in determinati contesti, ecc… In questi casi è necessario un supporto esterno per poter superare tali ostacoli ed affidarsi ad un professionista competente (leggi qui le differenze tra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra), può essere la soluzione definitiva.
La seduta di psicoterapia individuale è caratterizzata da alcune regole specifiche come, per esempio, le regole riguardanti la direttività del terapeuta; è infatti il terapeuta che ha la possibilità di scegliere temi, tempi e turni della conversazione. Nel momento in cui ha inizio la terapia, egli acquista “il diritto” di: decidere di che cosa si parla, quindi i temi della conversazione e anche di decidere quando passare da un tema all’altro; interrompere chi parla, sospendere la seduta, ecc… Con tecniche mirate può condurre l’individuo a trasformare il modo di percepire le relazioni con gli altri.
Anche il silenzio, suoni o parole dubitative o di assenso, affermazioni, metafore e aneddoti, sono elementi fondamentali nella seduta.
E se il paziente sceglie di non rispondere, e/o di fare a sua volta delle domande?
In questo caso compie un cosiddetto “atto d’insubordinazione” che, se si verifica frequentemente può mettere a dura prova le capacità anche di professionisti molto esperti, ma se neutralizzate dal terapeuta, quest’ultimo può evitare che nasca una comunicazione conflittuale tra i due.
In molti casi, il paziente può esibire comportamenti di non collaborazione, o non rispondendo alle domande, o rispondendo in modo volutamente deviante. In queste circostanze, lo psicoterapeuta accoglie tale comportamento, elaborandolo per un eventuale cambiamento nel futuro.