Parliamo del tuo problema. Consulenza psicologica Skype e Google Duo
La Dr.ssa Mirella Mazzaccaro oltre alla psicoterapia in studio, svolge servizio di consulenza psicologicaSkype.
Cos’è Skype
Skype è un programma gratuito che permette di connettersi tramite pc, tablet o smartphone con un altro utente via internet, in modalità video, audio o chat. Basta scaricare gratis Skype qui e creare un account.
Cos’è Google Duo
Google Duo è un’applicazione per video chiamate e chat mobile di altissima qualità, sviluppata da Google, disponibile sui sistemi operativi Android e iOS. E’ già installata nativamente su tutti i nuovi smartphone.
A chi può essere utile la video – consulenza psicologica Skype o Google Duo
La consulenza psicologica via Skype o Google Duo può essere utile poichè:
permette all’utente di focalizzare il problema per poi tentare di mettere in atto, insieme al terapeuta, una strategia idonea alla risoluzione
consente di prendere fiducia nei propri mezzi per poter gestire una eventuale situazione di disagio psicologico
In quali situazioni potrebbe essere importante fruire della video – consulenza psicologica Skype o Google Duo
Una video – consulenza psicologica Skype o Google Duo può essere utile in molte situazioni:
in questo periodo di emergenza per il Coronavirus COVID-19
se si ha bisogno di un supporto psicologico e non si sa a chi rivologersi
quando si è impossibilitati nel muoversi e potersi recare fisicamente in uno studio privato di uno psicologo o psicoterapeuta
se si è intimoriti nel dover affrontare un percorso psicoterapeutico e si vuole provare un contatto iniziale con uno specialista
si è impegnati in lavori che non permettono di poter frequentare costantemente uno studio professionale e seguire un percorso terapeutico
per gli italiani all’estero che vogliono effettuare una consulenza con un professionista italiano
qualora non ci si vuole rivolgere ad un professionista della propria zona e si vuol chiedere aiuto ad un altro lontano dal luogo in cui si vive
Come si svolge la video – consulenza psicologica Skype o Google Duo
Per effettuare una video – consulenza psicologica Skype o Google Duo con la dottoressa bisogna:
compilare il modulo con i propri dati segnalando le disponibilità dei propri giorni e orari per fissare l’appuntamento per la consulenza (in alternativa chiamare il 335-8429738 per fissare direttamente l’appuntamento con la Dr.ssa Mirella Mazzaccaro NON PRIMA di aver effettuato il pagamento della consulenza)
effettuare il pagamento di euro 35,00 mediante il pulsante Paypal “Paga adesso” in calce alla pagina, oppure con Bonifico bancario sul conto corrente IBAN IT64M0200876201000420399254 intestato a Mirella Mazzaccaro, oppure su carta Postepay 4023601001270768, oppure vedi altre modalità di pagamento.
In seguito riceverete una email contenente la data, l’orario per la consulenza psicologica Skype o Google Duo con la dottoressa.
La conversazione può avvenire in modalità video, solo audio o chat.
I contenuti delle conversazioni non vengono registrati e sono protetti dal segreto professionale.
Tariffe per la video – consulenza psicologica Skype o Google Duo
Per venire incontro alle esigenze di molti di voi a causa dell’emergenza da Coronavirus COVID-19, la consulenza ha una tariffa agevolata di euro 35,00 per una durata di 50 min.(vedi le modalità di pagamento)
ATTENZIONE:Non richiedere consulenze che riguardino prescrizioni farmacologiche e consigli sull’uso di farmaci.
Salve,da qualche mese una persona a me vicina mostra sintomi di ipocondria. Precisamente può ritenersi conclamata da due mesetti circa, anche se facendo un excursus mentale già dall’inizio di quest’estate si erano mostrati sintomi sporadici di eccessiva preoccupazione per determinati fattori di salute. Preciso che la persona in questione non ha mai avuto problemi del genere anzi ha sempre seguito uno stile di vita non dico poco sano ma sicuramente per niente rivolto alla preoccupazione della propria salute. Inizialmente credevo che, maturando, si stesse rendendo conto e stesse rivedendo il proprio stile di vita, ora (appunto da due mesetti o poco meno) queste preoccupazioni sono diventate l’unico argomento di conversazioni ed insiame ci siamo resi conto che sono grande fonte di inquietudine per il soggetto e possono essere definite patologiche. Il soggetto ha provato a consultare una sua collega presente nelle nostre zone, e questa ha diagnosticato, nel corso della prima consulenza, disturbo ossessivo complusivo. Sinceramente, per quel po’ di cultura psicologica che mi ritrovo, il DOC può avere delle radici in comune con l’ipocondria ma credo sia una patologia ben più invalidante di un’aeccessiva preoccupazione per la propria salute, che comunque dà disagio al quieto vivere del soggetto, ma che non mostra altri sintomi se non quelli riguardanti l’approfondimento di aspetti salutistici che gli mettono paura (che io stessa giudico esagerati e immotivati nel momento in cui si hanno rassicurazioni mediche). Mi è sembrato inoltre poco professionale che la dottoressa vada a parlare di DOC ad un pz ipocondriaco, sapendo che appena uscito dalla sua stanza sarebbe andato a cercare informazioni sul DOC e si sarebbe messo ulteriori idee in testa. Inoltre la dottoressa ha parlato di accompagnare una terapia farmacologica…volevo un consiglio anche su questo: si possono davvero suggerire farmaci alla prima seduta e quindi seduta di valutazione? Non sarebbe prima il caso di lavorare sulla consapevolezza del pz, o al massimo provare con rimedi naturali trattandosi di un disturbo insorto da un tempo relativamente breve? Non sarebbe il caso di evitare di dire che ha un DOC (disturbo di una certa portata) ad un soggetto che si definisce ipocondriaco, e di fargli tenere presente piuttosto che potrebbe trattarsi di un periodo della propria vita e ricercarne la causa? Io stessa sono stata parzialmente ipocondriaca per un periodo e sinceramente l’ho vissuto come caso isolato e ad oggi non ne sento le ripercussioni e mi sembra assurdo sentire che una dottoressa in prima e unica (finora) seduta metta certe idee in testa ad una persona sensibile in questo senso. Cosa ne pensa? Faccio bene ad essere scettica o è la normale procedura?
Buongiorno Francesca
Per quanto riguarda la mia esperienza professionale le posso dire che ho sempre avuto il massimo rispetto della sofferenza che le persone riportano in terapia. Non esiste un disagio lieve o grave, tutto sta nel come una persona lo percepisce e lo vive, in base alla sua esperienza e alla propria storia personale. In terapia cerco di non etichettare le persone ma di lavorare sul loro disagio mettendo il soggetto stesso al centro della sua vita. Credo che la sintomatologia sia solo un aspetto della vita di una persona e che per comprenderla appieno è bene valutare anche tanti altri aspetti che fanno parte della sua sfera emotiva e personale. Ciò che è importante in terapia è il racconto, cercando di non omettere i dettagli in quanto possono fare la differenza sull’andamento della psicoterapia. Il parlarne è già un modo per prendere consapevolezza della propria problematica e un primo passo verso un ritrovato benessere.
Se lo desidera può contattarmi in privato e prendere un appuntamento per effettuare una consulenza via Skype o con Google Duo. Sono strumenti che adopero quando la lontananza non permette un incontro di persona, e possono essere una valida alternativa.
Cordialmente.
Salve,da qualche mese una persona a me vicina mostra sintomi di ipocondria. Precisamente può ritenersi conclamata da due mesetti circa, anche se facendo un excursus mentale già dall’inizio di quest’estate si erano mostrati sintomi sporadici di eccessiva preoccupazione per determinati fattori di salute. Preciso che la persona in questione non ha mai avuto problemi del genere anzi ha sempre seguito uno stile di vita non dico poco sano ma sicuramente per niente rivolto alla preoccupazione della propria salute. Inizialmente credevo che, maturando, si stesse rendendo conto e stesse rivedendo il proprio stile di vita, ora (appunto da due mesetti o poco meno) queste preoccupazioni sono diventate l’unico argomento di conversazioni ed insiame ci siamo resi conto che sono grande fonte di inquietudine per il soggetto e possono essere definite patologiche. Il soggetto ha provato a consultare una sua collega presente nelle nostre zone, e questa ha diagnosticato, nel corso della prima consulenza, disturbo ossessivo complusivo. Sinceramente, per quel po’ di cultura psicologica che mi ritrovo, il DOC può avere delle radici in comune con l’ipocondria ma credo sia una patologia ben più invalidante di un’aeccessiva preoccupazione per la propria salute, che comunque dà disagio al quieto vivere del soggetto, ma che non mostra altri sintomi se non quelli riguardanti l’approfondimento di aspetti salutistici che gli mettono paura (che io stessa giudico esagerati e immotivati nel momento in cui si hanno rassicurazioni mediche). Mi è sembrato inoltre poco professionale che la dottoressa vada a parlare di DOC ad un pz ipocondriaco, sapendo che appena uscito dalla sua stanza sarebbe andato a cercare informazioni sul DOC e si sarebbe messo ulteriori idee in testa. Inoltre la dottoressa ha parlato di accompagnare una terapia farmacologica…volevo un consiglio anche su questo: si possono davvero suggerire farmaci alla prima seduta e quindi seduta di valutazione? Non sarebbe prima il caso di lavorare sulla consapevolezza del pz, o al massimo provare con rimedi naturali trattandosi di un disturbo insorto da un tempo relativamente breve? Non sarebbe il caso di evitare di dire che ha un DOC (disturbo di una certa portata) ad un soggetto che si definisce ipocondriaco, e di fargli tenere presente piuttosto che potrebbe trattarsi di un periodo della propria vita e ricercarne la causa? Io stessa sono stata parzialmente ipocondriaca per un periodo e sinceramente l’ho vissuto come caso isolato e ad oggi non ne sento le ripercussioni e mi sembra assurdo sentire che una dottoressa in prima e unica (finora) seduta metta certe idee in testa ad una persona sensibile in questo senso. Cosa ne pensa? Faccio bene ad essere scettica o è la normale procedura?
Buongiorno Francesca
Per quanto riguarda la mia esperienza professionale le posso dire che ho sempre avuto il massimo rispetto della sofferenza che le persone riportano in terapia. Non esiste un disagio lieve o grave, tutto sta nel come una persona lo percepisce e lo vive, in base alla sua esperienza e alla propria storia personale. In terapia cerco di non etichettare le persone ma di lavorare sul loro disagio mettendo il soggetto stesso al centro della sua vita. Credo che la sintomatologia sia solo un aspetto della vita di una persona e che per comprenderla appieno è bene valutare anche tanti altri aspetti che fanno parte della sua sfera emotiva e personale. Ciò che è importante in terapia è il racconto, cercando di non omettere i dettagli in quanto possono fare la differenza sull’andamento della psicoterapia. Il parlarne è già un modo per prendere consapevolezza della propria problematica e un primo passo verso un ritrovato benessere.
Se lo desidera può contattarmi in privato e prendere un appuntamento per effettuare una consulenza via Skype o con Google Duo. Sono strumenti che adopero quando la lontananza non permette un incontro di persona, e possono essere una valida alternativa.
Cordialmente.